Pubblico la mia intervista uscita ieri al sito www.veneto7giorni.it, a firma di Antonella Scambia, sul nostro lago in secca. L'intervista si può leggere e stampare a questo link, mentre cliccando qui si può vedere l'intera inchiesta sulla siccità che sta colpendo il Veneto. Buona lettura!
C'è tutta una realtà però che la siccità, l’argomento che approfondiamo questa settimana, la subisce solo e anche con provvedimenti straordinari potrebbe non venirne fuori. Si tratta dei laghi montani, per i quali non esiste una legge né regionale né nazionale che ne possa tutelarne i bacini. Con conseguenze sia per la vita quotidiana, sia per l’economia fondata sul turismo. Il lago di Calalzo di Cadore è diventato suo malgrado il simbolo di questo periodo eccezionale, come racconta il sindaco Luca De Carlo.
Quando la siccità del lago è diventata più allarmante?
Non piove da novembre, il problema era sotto occhi di tutti: il lago non era mai stato così basso durante tutto l’inverno. Il dramma si è evidenziato maggiormente quando a fine febbraio, nelle pozze che si erano ormai prosciugate, c’è stata la moria di pesci. Abbiamo portato via 130 quintali di animali morti. Il bacino del lago oggi è all’11 per cento della sua capacità massima.
Oltre alla siccità, lei ha ventilato che anche i prelievi e i lavori dell’Enel possano aver peggiorato una situazione già compromessa dal meteo.L’Enel ha l’autorizzazione, senza l’obbligo di informare le comunità, di abbassare il livello del lago per eseguire lavori sulla diga nel periodo compreso fra il 15 marzo e il 15 aprile. Siccome il livello era già molto basso, hanno cominciato prima. Non avremo mai una riprova chiara di una connessione tra i lavori e la moria di pesci. Possiamo solo supporlo.
Che effetti potrebbe avere la firma dello stato crisi, che riporta il minimo deflusso vitale (la quantità d’acqua che dai bacini torna ai fiumi, ndr) ai livelli invernali, sui laghi montani?
Potremmo fare delle operazioni straordinarie di riempimento dei laghi. Ma non è questo il punto. Il minimo deflusso vitale vale solo per i fiumi. Non c’è un minimo livello di invaso: non c’è legge né nazionale né regionale che lo determini. Se ci fosse, potremmo tutelarci. Con lo stato di crisi, potremmo vedere un innalzamento del livello, quindi a giugno, quando la pianura avrà bisogno di più acqua, potremmo riuscire a darla. Ma non si sa per quanto ce ne sarà. Un’altra follia è che i prelievi dai laghi sono calibrati su un totale d’acqua che tiene ancora dell’invaso del Vajont! E il Vajont dal 1963 non esiste più.
Ritiene che la stagione turistica estiva per Calalzo sia compromessa?
Dire compromessa adesso, ancora no. Ma dopo un inverno senza neve, e quindi con dei costi per l’innevamento artificiale considerevoli, anche un’estate senza l’ambiente del lago che è un collettore di clientela per tutte le attività che ci sono sarebbe un dramma. L’ennesimo colpo per un territorio che si stava rialzando ora dopo la crisi degli occhiali.
Cosa dovrebbe essere fatto?
Posso riassumere l’unica prospettiva che abbiamo in cinque punti: il primo, che venga fissato minimo livello di invaso per i laghi montani. Poi, che venga tolto il Vajont dal calcolo sul quale sono decisi i prelievi. In terzo luogo, si deve cambiare il sistema di irrigazione a valle, dalla modalità di scorrimento al metodo a pioggia, che fa risparmiare acqua. Poi, anche in pianura andrebbero costruiti serbatoi. Infine, sarò impopolare ma non è possibile che l’acqua agli agricoltori costi così poco. Non li si costringe a essere parsimoniosi. C’è bisogno di interventi strutturali. Quando la siccità e il clamore mediatico sarà passato, comunque noi avremo i problemi dei prelievi dell’Enel. Ma resteranno un problema cadorino. Invece dovrebbe essere che un problema cadorino interessi tutti. (Antonella Scambia)