Nella foto a destra, la chiesetta della Molinà come appare oggi dopo i lavori di taglio degli alberi e di manutenzione dalle sterpaglie sulle pendici rocciose. La si può godere al meglio nella sua splendida posizione, al confine tra Calalzo e Domegge.
Un po' di storia....
La chiesetta prende il nome dal torrente Molinà, affluente di destra del fiume Piave che scava un burrone dipinto da molti paesaggisti italiani e stranieri per la posizione straordinariamente bella ed impervia sopra il quale sorge la chiesetta. Nell'anno 1510 gli abitanti della zona, che avevano visto il Cadore ripetutamente invaso dalle truppe di Massimiliano d'Austria, sollevati dalla vittoria inflitta agli invasori costruirono come ex voto la chiesa della Beata Vergine al Molinà laddove prima sorgeva un semplice altare. I lavori furono presieduti dal maestro carnico Nicolò Ruopel, sostenuti grazie alle elemosine ed alle beneficenze dei fedeli. Nel 1515 la chiesa era completata. Annessa alla chiesa vi è la sacrestia, sopra la quale è posta una stanza nella quale probabilmente abitavano dei cappellani; successivamente venne anche abitata, per qualche tempo, dai frati del Monte Froppa prima che questi si ritirassero nell'Eremo dei Romiti.
La chiesa subì nei secoli successivi alla sua nascita reiterati danni: solo nella storia recente una prima volta fu danneggiata dalle truppe che la adibirono a magazzino nella Prima guerra mondiale; una seconda volta subì gravi lesioni dall’esplosione per l’abbattimento del ponte adiacente durante la ritirata. Restaurata e ridonata al culto, dovette subire per la seconda volta nel 1944 dei danni per il brillamento del ponte in cemento. Alcuni fatti avvenuti nei pressi della chiesetta nel corso degli anni hanno spinto numerosi abitanti del luogo a ritenere l'area protetta in qualche modo dalla Vergine cui è dedicata. I fatti sono i seguenti:
Due ragazzi cadono da una cinquantina di metri (lo afferma un ex voto del 1810) e si salvano senza riportare grosse lesioni; il quindicenne Valmassoi Osvaldo, nato a Domegge il 5 agosto 1881, mentre stava lavorando al tetto della chiesa (era il 26 maggio giorno della Madonna del Caravaggio) cade nel vuoto con un salto di cinquantacinque metri e quando i compagni di lavoro scendono per raccoglierne il corpo sfracellato lo trovano del tutto illeso, addirittura, secondo la leggenda, in cerca del proprio berretto; il 13 novembre del 1971 W. Laguna di Lozzo, precipita dal ponte con il suo automezzo per 58 metri e si ferma nel torrente, si rompe una gamba e si lussa una spalla.
Maggiori notizie sulla chiesetta si possono trovare nel libro di Antonio Chiades "Un antico implorare - Dodici momenti di spiritualità in Cadore", Canova Edizioni - Treviso.