martedì 4 settembre 2012

UNA "RIVOLUZIONE" PER IL CADORE. ECCOLA...

Quando cambia la società senza che le Istituzioni ne seguano il mutamento, avvengono le rivoluzioni. Basterebbe questa frase a spiegare il momento attuale. 
Abbiamo ereditato, non certo per nostra volontà, uno Stato elefantiaco ingessato dalla burocrazia che riversa i costi sui cittadini e genera il 94% del debito pubblico nazionale (il 6% è degli Enti locali). Uno stato di cui noi, amministratori attuali, siamo chiamati a ridisegnare l'architettura alla luce delle mutate condizioni della società. 
Ci vuole coraggio, lo stesso coraggio che 3 anni fa, in un momento di difficoltà dopo gli anni del bengodi, ci ha spinti a candidarci per cercare di migliorare Calalzo, per mettere mano nel nostro piccolo a quegli Enti che appesantiscono l'apparato pubblico. Ecco, in questo scenario io penso che dobbiamo ripartire mettendo al centro il cittadino, e non le rendite di posizione acquisite nel tempo. 
Dobbiamo concentrarci sui nuovi bisogni, per i quali serve costruire intorno all'uomo quella serie di Enti essenziali che ne soddisfano le richieste. Non abbiamo paura di cambiare!!! Se non l’avessimo fatto per quanto riguarda il Comune, mettendo mano al bilancio e facendo anche scelte per certi versi impopolari, oggi saremmo al fallimento, a causa dei tagli da Roma. Lo so, i cambiamenti generano sempre incertezza, ma è meglio essere protagonisti e artefici delle scelte decisive piuttosto che subirle.
Personalmente quindi credo che ci sia bisogno di aggregare servizi tra Comuni, ed unire qualche Comune laddove la popolazione ormai è ridotta a poche unità. Ma dobbiamo farlo tenendo come obiettivo non un numero di municipi da chiudere sul totale, ma avendo come obiettivo i servizi da offrire. Serve poi un Ente sovra-comprensoriale che abbia peso e possa condizionare la politica che conta. L'ambito ottimale potrebbe essere quello della Magnifica, allargando le Comunità montane, riempiendole di competenze ma anche di risorse per poter pianificare le strategie in campo turistico senza tralasciare gli aspetti legati ai servizi sociali ed al mantenimento del territorio. 
Un Cadore forte insomma, composto da 22 Comuni più Cortina, che possa davvero contare e che non sia condizionato da scelte “Bellunocentriche” che anche in Provincia negli anni hanno fatto sentire il Cadore periferia e non territorio dalla grande potenzialità.
  Nel 1420 i nostri avi chiesero a Venezia di poter trattare direttamente con la Serenissima senza intercessioni da Belluno. Oggi chiediamo di fare altrettanto. Capisco che tutto ciò potrebbe dar fastidio a chi da sempre usa il Cadore solo come bacino elettorale in cui spesso si decide la sorte delle elezioni… ma il mondo e' cambiato, e devono cambiare anche gli uomini.