Sui tagli al sociale i Comuni pagano gli errori di scelte demagogiche, quelle che un anno fa portarono ad eliminare l’addizionale regionale Irpef, e che oggi inducono la Regione a ridurre in maniera pesantissima anche i servizi essenziali come il Sociale e la Sanità. Con la scusa di non mettere le mani nelle tasche dei cittadini (nemmeno di quelli con redditi più alti), in realtà si stanno compromettendo proprio quelle fasce più deboli la cui tutela, per la politica, dovrebbe essere il primo obiettivo.
Questo è quanto sta accadendo al Fondo indistinto, indispensabile per finanziare tutti gli interventi nel Sociale come i Ceod, i centri diurni, le associazioni di volontariato, il sostegno scolastico per i portatori di handicap, le attività di integrazione lavorativa; Fondo che dal prossimo Bilancio regionale subirà tagli drastici e per noi paralizzanti, sapendo che lo stesso contempla la specificità della montagna e lo stanziamento per le terre alte del 25% di risorse in più. Per gli Enti locali sarà una tragedia, perché metterà comuni e Usl di fronte alla scelta o di ridurre al minimo servizi essenziali all’infanzia, all’adolescenza o ai disabili, o di chiederne una compartecipazione più massiccia ai Comuni stessi che già faticano a chiudere i propri bilanci. Quanto emerso nella riunione dell'esecutivo della Conferenza dei Sindaci dell'Usl 1 qualche giorno fa apre pertanto orizzonti per nulla positivi, che porteranno tra poco a rinunce gravissime non nel superfluo ma nell’essenziale per i cittadini già gravati da situazioni di disagio.
I sindaci LUCA DE CARLO (Calalzo) e ANDREA FRANCESCHI (Cortina) |
Per questo crediamo che la politica regionale debba intervenire, e in fretta, ascoltando il grido d’allarme che arriva dal territorio e rimpolpando con estrema urgenza il Fondo indistinto, essenziale tanto più per la montagna e la sua specificità. Ma con uno sguardo più lungimirante, stante l’emergenza continua nei settori della Sanità e del Sociale, si deve trovare il coraggio anche di scelte impopolari, di fronte alle quali però non ci si può sottrarre perché in questo risiede il ruolo precipuo e primario di chi è chiamato a governare il territorio. Davanti a tagli operati già da quest’anno al Fondo indistinto e alla minaccia di una riduzione o cancellazione dei servizi erogati ad infanzia, adolescenza, disabilità, non deve apparire inopportuno considerare la reintroduzione dell’addizionale regionale Irpef, almeno sui redditi più elevati. I consiglieri regionali che si dicono contrari per principio ci spieghino in che modo pensano di dare risposte concrete alla gente sui settori del Sociale o della Sanità (i cui fondi sono venuti a mancare proprio dopo la scelta demagogica operata un anno fa). Se realmente in Veneto è pronto per il federalismo a geometria variabile, dobbiamo avere il coraggio di reintrodurre questa imposta la cui cancellazione si è rivelata un macroscopico errore, perché ha scaricato sui municipi e sui cittadini più deboli il peso di tagli gravissimi al Fondo indistinto e il rischio di eliminare servizi fondamentali per le fasce più deboli.
Un aspetto in più ci porta a richiedere il ritorno dell’Irpef. Se una tassa (soprattutto quando di lieve entità) serve nel concreto ad erogare prestazioni essenziali ed è ben gestita, è percepita dal cittadino senza alcun aggravio o fastidio. Fastidio che invece la gente prova quando, pur in un momento di crisi, ciò che versa allo Stato o alla Regione serve a finanziare celebrazioni, festini, sagrette e circhi, mentre i nostri disabili restano senza alcun sostegno. Oggi, con una politica di tagli anche agli Enti virtuosi e col dimezzamento dei fondi a tutti gli assessorati regionali, bisogna avere il coraggio di reintrodurre l’Irpef magari denominandola “TASSA DI SOLIDARIETA’”. Sarebbe un ulteriore, utile e doveroso segnale che il prelievo (comunque poco sensibile) nelle tasche dei veneti verrebbe con certezza devoluto a dare risposte alle amministrazioni locali ed investito a sostegno di chi ne ha veramente bisogno, cioè per l’erogazione di servizi essenziali in primis ai diversamente abili, all’infanzia e all’adolescenza.
Luca De Carlo, sindaco di Calalzo di Cadore
Andrea Franceschi, sindaco di Cortina d’Ampezzo