No alle cerimonie per il 2 giugno finchè lo Stato non terrà in debita considerazione gli Enti locali virtuosi, operando tagli alla spesa con criteri razionali e non con la consueta scure che taglia la testa alle buone amministrazioni. Domani non parteciperò alle celebrazioni previste dalla Prefettura al mattino, mentre rappresenterò comunque i miei cittadini nel pomeriggio alla consegna del riconoscimento al merito all’albergatore Gino Mondin.
Inoltre per tutta la giornata di sabato ritirerò la bandiera italiana dall’asta esterna al municipio, dove campeggia 365 giorni l’anno accanto a quelle della Regione del Veneto e della Magnifica Comunità del Cadore. E questo mi riesce oggi ancora più doloroso perché il tricolore è fin dalla mia gioventù il simbolo che portavo sulla giacca quando ancora era segno di discriminazione da chi la pensava in modo differente.
Oggi ho scritto una lettera al Prefetto (vedi foto a lato, cliccare per ingrandire) per spiegare le ragioni del rifiuto dell’invito. Mai come in questo momento noi amministratori ci sentiamo impotenti e non considerati da un Governo che, se deve operare i pur comprensibili tagli alla spesa, penalizza sempre e solo gli Enti locali. Seppur non tutti ugualmente: perché una identica riduzione nei trasferimenti del 30% non grava allo stesso modo su chi ha sempre sprecato e su chi invece si è rivelato più che virtuoso. La mia mancata partecipazione non riguarda in nessun caso il Prefetto, in molte occasioni impegnata a fianco dei calaltini e dei bellunesi, con un’attenzione speciale per il nostro territorio. Ma oggi più che mai un primo cittadino non può e non deve tacere di fronte a quanto si sta operando a livello centrale a scapito degli Enti locali: e mi riferisco al patto di stabilità, all’Imu, all’impossibilità di contrarre mutui, ai tagli che si traducono in un peggioramento dei servizi al cittadino e ci rendono difficile pagare le imprese e rispondere ai bisogni della popolazione. Alla vigilia della festa della Repubblica, credo che se i padri fondatori potessero trarre il bilancio di questi decenni non sarebbero felici di vedere come la pianta non abbia dato i frutti sperati. Ora ci restano solo i segnali forti: dolorosi per chi come me è cresciuto a ‘pane e tricolore’, ma mai difficili per un sindaco quanto il non poter rispondere nella maniera migliore al suo mandato.