Macché autostrada, «non la vogliamo e non ci sono i fondi per realizzarla»;
avanti tutta, invece, con la ferrovia. Ieri mattina, a poche ore dal no degli
ambientalisti e degli alpinisti del Cai-Tam e di “Per altre strade Dolomiti” al
“passante Alpe Adria”, gli otto sindaci dei Comuni della Comunità montana del
Centro Cadore si sono incontrati a Calalzo per minacciare una “marcia” su
Venezia se la Regione non riuscirà a convincere Trenitalia a mantenere almeno i
convogli definiti “irrinunciabili”. Si tratta, in estrema sintesi, di quei treni
che vengono utilizzati dai pendolari, soprattutto studenti, per andare a scuola
a Longarone e a Belluno e per far ritorno a casa. Verrà indetto al più presto
una specie di referendum sulle corse insostituibili e sugli orari più adatti.
Trenitalia, infatti, ha allo studio la riorganizzazione delle corse e la
sostituzione dei convogli, per esempio da Conegliano, con dei pullman.
Una
prospettiva, questa, che ridurrebbe ancora di più, e anche drasticamente, il
numero dei passeggeri. «Il proseguimento dell’autostrada è improponibile,
anzitutto dal punto di vista finanziario; i conti non tornerebbero in nessun
caso, neppure aumentando astronomicamente il pedaggio», conferma Luca De Carlo,
sindaco di Calalzo, anche a nome dei colleghi riuniti con lui, «e questo lo
dicono, prima ancora di noi, gli stessi progettisti, a partire dal cadorino
Bortolo Mainardi. Quindi, a parte ogni altra valutazione d’impatto ambientale e
sulle possibili infiltrazioni criminali, questa autostrada non si farà mai». Ma,
insistono i sindaci, il Cadore, l’Ampezzano, il Comelico non possono rimanere
isolati. Ed ecco allora i riflettori accesi sulla tratta ferroviaria verso Ponte
nelle Alpi e, da una parte, in direzione di Venezia, e dall’altra, di Padova.
Gli otto sindaci del Cadore temono che la semplificazione immaginata dalle
Ferrovie dello Stato, con i treni sostituiti dai pullman, provochi in breve
tempo la desertificazione. Ciò che loro assolutamente non vogliono.
D’altra
parte, mantenere le corse come sono, alcune davvero con pochissimi viaggiatori,
è impossibile in tempi di crisi come questi; dovrebbero pagare i veneti,
attraverso la Regione. Ciò che si è messa a punto nel vertice di ieri mattina è
stata dunque una sorta di mediazione. «Chiediamo alle Ferrovie dello Stato di
mantenere le corse necessarie all’utenza quotidiana, potenziando i treni e
facendoli viaggiare nelle ore più adeguate, senza scambi e attese impossibili
nelle stazioni». Nei prossimi giorni De Carlo chiederà, a nome degli altri
sindaci, di essere ricevuto dall’assessore regionale ai trasporti, Renato
Chisso, per chiedere che la Regione condivida questa ristrutturazione.
Altrimenti? “Non occorre anticiparlo: ci sarà una generale ribellione». E’ da
anni, però, che De Carlo e gli amministratori si stanno battendo contro la
chiusura della stazione ferroviaria di Calalzo e la riduzione delle corse.
«Poco, purtroppo, siamo riusciti ad ottenere. Non solo dalle Ferrovie dello
Stato, ma dalla stessa società Dolomitibus, la quale organizza corse parallele
ai treni». Metà studenti del Cadore raggiungono Belluno in treno, metà in
corriera, evidentemente negli stessi orari. I sindaci non vogliono più i
doppioni, chiedono l’integrazione. Sollecitano Trenitalia, ad esempio, ad
organizzare treni specifici per le università di Padova, Venezia e Trieste, la
domenica sera per raggiungere le città interessate e al rientro a casa dei
ragazzi, il venerdì. «Non possiamo penalizzare questi giovani con viaggi di 4
ore, a volte 5 e 6, per attendere le coincidenze. E ancora, per esemplificare:
non è possibile che il treno in partenza alle 18.40 da Venezia abbia soltanto
due vagoni e sia così pieno da dover saltare Mestre. E’ scandaloso, da parte di
Trenitalia, e la Regione non può stare alla finestra». Già ieri pomeriggioDe
Carlo ha telefonato ai suoi colleghi dell’Ampezzano e del Comelico raccogliendo
la solidarietà necessaria. Nei prossimi giorni i sindaci promuoveranno una
specie di referendum presso le loro popolazioni per individuare le corse
irrinunciabili e sottoporle alla Regione e a Trenitalia. Analogo pressing sul
sindaco di Vittorio Veneto, Gianantonio Da Re, perché la protesta salga anche da
questa città.
(Dal CorrAlpi di oggi)