“Dobbiamo porci la questione di come trattenere i cadorini in montagna, studiando la formula per combattere lo spopolamento concentrando risorse sulle coppie e i giovani. I dati che oggi rilevo disegnano un paese che si svuota di famiglie autoctone accogliendone sempre più di straniere, in percentuali che non possono non portare a scelte che premino nell’erogazione di benefici coloro che qui sono nati e che contribuiscono in modo forte alla crescita del territorio”. L’indagine conoscitiva interna condotta dal sindaco Luca De Carlo sull’Anagrafe di Calalzo, dipinge un paese che per la prima volta nel computo delle nascite (12 totali nell’anno in corso, a fronte di altrettanti decessi) registra un pareggio tra immigrati e calaltini (6 e 6). La cifra assume rilevanza ancora maggiore se la si valuta alla luce dei movimenti demografici dell’ultimo decennio. Per quanto riguarda gli autoctoni, dal 2005 non si rileva la “doppia cifra” tra le culle: sono comunque 116 i neonati venuti alla luce dal 2000. Gli stranieri hanno registrato invece solo 2 nascite nel triennio 2000-2002, 9 fino al 2006, mentre dal 2007 ad oggi sono ben 14 i bimbi immigrati ancora residenti, per un complessivo nel decennio di 25: cioè il 21,2% del totale dei “piccoli calaltini”.
Ma ciò che ha rilievo ancor maggiore è il dato sull’”abbandono” del paese da parte delle famiglie con bambini appena nati. Ne sono esempio le statistiche dell’anno 2006: su 15 nascite, 5 sono migrate altrove, e nel 2008 ben 8 su 15. “Sono cifre significative – dice De Carlo – che indicano quanto le coppie con neonati scelgano di andarsene da Calalzo per avvicinarsi al posto di lavoro o perché altrove trovano maggiori servizi a prezzi decisamente differenti. Purtroppo anche in questo constatiamo che nel Bellunese esiste una ‘vera’ montagna, quella della parte alta della provincia penalizzata da alti costi della vita e logistica sfavorevole, e un fondovalle che al contrario gode di vantaggi economici nell’approvvigionamento di servizi ovviamente attrattivi per i giovani. Da parte nostra, come amministrazione, è qui che dobbiamo agire: vogliamo attivare in fretta politiche per trattenere le coppie con figli sul territorio, senza tralasciare le altre fasce di popolazione. Dobbiamo considerare come ‘filosofia sociale’ il fatto che i nostri anziani sono prima di tutto genitori e nonni, e che la loro qualità di vita aumenta se hanno vicino i propri nipoti da cui possono ricevere ma anche trasmettere moltissimo in termini di patrimonio identitario e storico. Il loro apporto attivo e la loro presenza, che non sarà mai un peso in primis per le nostre scelte amministrative, è fondamentale per tutto quel tessuto di cultura e relazioni che possono incentivare i giovani a rimanere nel territorio”.
Il paese attualmente accoglie 2.253 abitanti, di cui 187 stranieri (l’8,3%). Anche in questo, Calalzo supera di 2,4 punti percentuali la media della provincia di Belluno, che secondo gli ultimi dati Istat sarebbe del 5,9%. Dei 187 immigrati, 53 sono cinesi, 26 macedoni, 23 marocchini. Ben 61 (il 31%) sono minorenni che, sostiene De Carlo, “si stanno integrando proprio grazie al lavoro culturale ed identitario compiuto nelle scuole”. Tra i nuovi residenti dell’ultimo anno, 30 sono italiani e ben 20 stranieri.
“Ciò che ritengo grave è che non tutti i nuovi nati restino in paese, siano essi italiani o immigrati – ribadisce de Carlo -. Per quanto riguarda le coppie con figli, nell’ultimo anno ci siamo fortemente impegnati in politiche di sostegno come la Carta Famiglia, o i parcheggi rosa, o il supporto alle associazioni sportive e ricreative anche minori, o i centri estivi e il campeggio, e attraverso la cura per l’ambiente che testimonia amore per la propria terra… nella consapevolezza dell’importanza vitale di tutto questo come incentivo a non migrare altrove”.
“Ma adesso – afferma il primo cittadino – dobbiamo fare un passo in più perché, come è stato ribadito nello Statuto appena approvato dal Consiglio comunale, la politica in tempo di crisi è chiamata a scelte decise ed importanti. Sui movimenti anagrafici rilevati a Calalzo non pesa solo la crisi economica che porta le famiglie a spostarsi magari verso la ‘montagna finta’ dove ci sono maggiori opportunità di lavoro e servizi. Esiste nella realtà e nei dati il rischio che l’afflusso di nuovi residenti non solo stranieri (anche se questi sono ovviamente portati a una minore stabilità di vita per l’assenza di rete familiare) crei in paese il paradosso di un ‘mordi e fuggi’ con il rischio di sottrarre bonus e benefici a chi per Calalzo si adopera da anni, sviluppando un fortissimo legame col territorio fatto anche, e perché no, di volontariato”.
E’ necessario quindi stabilire, oltre al mantenimento di servizi basilari come scuole, asili, appuntamenti sociali, spazi di aggregazione, mercatini, gruppi sportivi, anche una rete di agevolazioni che consideri come principio il fatto di legarsi alla vita del paese e contribuire alla crescita collettiva: “Penso appunto al volontariato – dichiara de Carlo – ma anche alla durata della residenza, all’aver svolto lavori utili alla comunità, all’essersi spesi per il bene comune… principi fondamentali e inoppugnabili per chi voglia prendere residenza a Calalzo e fruire dei benefici pagati da tutti i cittadini. L’idea è che in periodo di crisi e con il rischio di distribuire contributi a pioggia senza di fatto avvantaggiare nessuno, una buona amministrazione sia chiamata a decisioni di responsabilità che premino in maniera importante e distintiva chi si mette a disposizione per il paese”.