“In un’epoca senza più eroi e miti, le nostre Culture saranno i nostri Eroi, le nostre Storie i nostri miti”. Gianfranco Cavallin esordisce così nell’introduzione al suo libro “Gli ultimi veneti”, che sarà presentato e discusso stasera, 27 agosto, alle 20.45 nella sala consiliare del municipio di Calalzo. Il testo, che negli anni ha goduto di più ristampe, cerca di rispondere ad una domanda: come mai la lingua e la cultura venete sono trattate solo ad un livello “accademico”, mentre in un’epoca di globalizzazione si sente come non mai l’esigenza di determinare la propria identità di popolo? Perché il veneto, da pochissimo riconosciuto con la dignità di lingua dal Consiglio regionale, è visto come un vanto dagli emigranti e dalle loro successive generazioni, mentre qui è quasi scomparso? La conseguenza è che, continuando così, i Veneti che oggi parlano ancora in veneto saranno, probabilmente, gli ultimi Veneti. Ha scritto il sociologo Sabino Acquaviva nella presentazione al saggio, che “Se non viene tutelata la lingua, l’identità muore. Ricordo che quando i genitori parlano con i figli una lingua che non è la loro, quando impediscono ai figli di parlare la loro lingua, quando dicono loro che non è corretto esprimersi in quello che ritengono un dialetto e soprattutto quando i figli si vergognano di parlarlo fuori casa, a quel punto la sopravvivenza dell’identità di quel popolo è alla fine. Quindi il veneto è una lingua che va tutelata e insegnata a scuola, e non un’ora alla settimana, ma massicciamente, quasi come l’italiano”. “In realtà a veder messa a rischio l’identità è la nostra comunità, quando subisce il processo di omogeneizzazione alla cultura dominante, magari attraverso mezzi come quello televisivo nel quale la lingua madre, quella vera, parlata dal popolo, è bandita”, ha scritto l’onorevole Manuela Dal Lago nella prefazione al testo di Cavallin. Di tutto questo si parlerà oggi a Calalzo, in una serata ad ingresso libero cui farà seguito un dibattito con il pubblico moderato dal sindaco Luca De Carlo.