lunedì 2 settembre 2013

GIOCO D'AZZARDO E MAXI PENALI. I GRUPPI AFFARISTICI SI IMPONGONO SULLA POLITICA

da: Avviso pubblico
“Intendiamo esprimere profondo sdegno e viva preoccupazione in merito a questa scellerata scelta, che verrà purtroppo attuata dall’Esecutivo, in merito all’annunciata questione della sanatoria delle penali ai Concessionari. Ancora una volta le potenti Lobby hanno purtroppo condizionato l’azione politica del Governo in materia di gioco d’azzardo”. Così Don Armando Zappolini, portavoce della Campagna nazionale “Mettiamoci in gioco”- promossa da ACLI, ADUSBEF, ALEA, ANCI, ANTEAS, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico, CGIL, CISL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, FeDerSerD, FICT, FITEL, Fondazione PIME, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Shaker pensieri senza dimora, UISP - all’indomani della scelta del Consiglio dei Ministri in merito al condono sulle maxi penali elevate ai Concessionari del gioco d’azzardo. “Si tratta, prosegue Don Zappolini, di una delle pagine più tristi che in questi anni hanno interessato il rapporto tra filiera del gioco e politica”.
A tal proposito è doveroso ricordare che, un’indagine della Magistratura contabile, quantificò in 136mila (su 207mila allora presenti in Italia, oggi ce ne sono più di 400 mila! ) le Slot che non avevano trasmesso i dati in remoto ai Monopoli di Stato per un periodo ragguardevole di tempo; dati che, se trasmessi correttamente, avrebbero consentito una chiara tassazione sulle somme incassate dalla pratica del Gioco. Così come previsto da contratto, le aziende rischiarono una sanzione complessiva che inizialmente venne stimata in 98 miliardi di Euro. La Corte dei Conti, tuttavia, non si limitò a giudicare solo e soltanto gli operatori, ma chiese un risarcimento anche ai Monopoli di Stato, individuando nelle figure di alcuni dirigenti, i diretti responsabili del danno, poiché rei di non aver applicato la revoca delle concessioni agli operatori stessi.
Purtroppo, nel tempo e nei dibattimenti che ne seguirono, come nella migliore tradizione italiana, le sanzione attese furono drasticamente ridotte fino a giungere ad una richiesta di 800 milioni di euro. “Oggi, in una fase drammatica per l’economia e le famiglie come quella attuale – sottolinea Don Armando- prendiamo atto che il Governo preferisce agevolare gli interessi del Comparto del gioco, riducendo le penali a 600 milioni di euro, anziché attuare politiche di rigore e rispetto delle regole nei confronti di un fenomeno, quello del gioco, che oltre ad ingrassare le casse della malavita organizzata, sta sempre e di più mettendo in pericolo la tenuta del tessuto sociale dei territori”. Tutto questo è inaccettabile.