Accesi commenti dei lettori, bocciatura di una parte degli esuli, timide aperture da altri e soddisfazione di artisti come Simone Cristicchi, che ha portato il dramma dell'esodo in teatro. Le prove di dialogo fra l'Anpi del Veneto e l'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia di Padova raccontate su Il Giornale di ieri hanno provocato non poche reazioni. I lettori del nostro quotidiano si sono scatenati contro il tardivo mea culpa dei partigiani sull'esodo e le foibe. Rari, ma importanti, i commenti favorevoli: «Non riesco a credere ai miei occhi: i partigiani nostrani cominciano a riconoscere la tragedia dei profughi istriani (
) Se sì, allora è il caso di dire: meglio tardi che mai».
Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione degli Istriani, una delle associazioni degli esuli più agguerrita, non ci sta. «Un cambio di rotta potrá dirsi davvero avvenuto soltanto quando, con una risoluzione votata dal massimo organo deliberante dell'Anpi - scrive in un comunicato - sarà stata riconosciuta la pulizia etnica pianificata da Tito e finalizzata a cacciare le componenti maggioritarie non slave della Jugoslavia».Uno storico rappresentante degli esuli dalmati, Renzo de'Vidovich, apre in parte al «disgelo». L'iniziativa della Presidente dell'Anvgd di Padova, Italia Giacca, e le altre precedenti occasioni d'incontro con «gli avversari di ieri sono utili e opportune». Però De'Vidovich non è disposto a «pagare» il prezzo politico «richiesto surrettiziamente dai partigiani nell'addebitare al Regno d'Italia (chiamato fascista tout court) la responsabilità delle stragi della guerra civile jugoslava le quali spiegherebbero la giusta reazione popolare jugoslava contro gli italiani e, quindi, le foibe e l'esodo».Il sindaco del comune di Calalzo, Luca de Carlo, chiede «di passare a fatti concreti» dopo l'incontro di Padova «eliminando le vie ancora oggi intestate a Tito». Il disgelo fra partigiani ed esuli trova favorevole Simone Cristicchi, che ha portato in teatro Magazzino 18 dedicato alle foibe e l'esodo. «Sull'onda di questo spettacolo stanno accadendo cose strane, inaspettate. Per esempio il recente incontro, a Padova, fra la sezione locale dell'Anpi e l'associazione degli esuli istriani e dalmati - ha dichiarato il cantautore al quotidiano triestino il Piccolo - I figli e i nipoti di quanti sessant'anni fa stavano su sponde contrapposte cominciano finalmente a parlarsi. Mi sembra una cosa buona». (Articolo tratto da Il Giornale a firma Fausto Biloslavo)
Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione degli Istriani, una delle associazioni degli esuli più agguerrita, non ci sta. «Un cambio di rotta potrá dirsi davvero avvenuto soltanto quando, con una risoluzione votata dal massimo organo deliberante dell'Anpi - scrive in un comunicato - sarà stata riconosciuta la pulizia etnica pianificata da Tito e finalizzata a cacciare le componenti maggioritarie non slave della Jugoslavia».Uno storico rappresentante degli esuli dalmati, Renzo de'Vidovich, apre in parte al «disgelo». L'iniziativa della Presidente dell'Anvgd di Padova, Italia Giacca, e le altre precedenti occasioni d'incontro con «gli avversari di ieri sono utili e opportune». Però De'Vidovich non è disposto a «pagare» il prezzo politico «richiesto surrettiziamente dai partigiani nell'addebitare al Regno d'Italia (chiamato fascista tout court) la responsabilità delle stragi della guerra civile jugoslava le quali spiegherebbero la giusta reazione popolare jugoslava contro gli italiani e, quindi, le foibe e l'esodo».Il sindaco del comune di Calalzo, Luca de Carlo, chiede «di passare a fatti concreti» dopo l'incontro di Padova «eliminando le vie ancora oggi intestate a Tito». Il disgelo fra partigiani ed esuli trova favorevole Simone Cristicchi, che ha portato in teatro Magazzino 18 dedicato alle foibe e l'esodo. «Sull'onda di questo spettacolo stanno accadendo cose strane, inaspettate. Per esempio il recente incontro, a Padova, fra la sezione locale dell'Anpi e l'associazione degli esuli istriani e dalmati - ha dichiarato il cantautore al quotidiano triestino il Piccolo - I figli e i nipoti di quanti sessant'anni fa stavano su sponde contrapposte cominciano finalmente a parlarsi. Mi sembra una cosa buona». (Articolo tratto da Il Giornale a firma Fausto Biloslavo)