sabato 19 maggio 2012

SAFILO, ECCO PERCHE’ LUNEDI’ CI SARO’

Lunedì prossimo a Longarone anch’io parteciperò allo sciopero indetto dai lavoratori di Safilo per protestare contro i 1.000 licenziamenti annunciati dall’azienda. Ho parlato nei giorni scorsi con i rappresentanti delle tre sigle sindacali e con l’assessore al lavoro della Provincia di Padova Massimiliano Barison, manifestando la mia piena e totale solidarietà e vicinanza ai lavoratori. Che non sono numeri, cifre o dati, ma famiglie, nostri cittadini con nome e cognome.
Dopodomani dunque sarò a Longarone in una manifestazione senza sigle e bandiere. Ci sarà tempo successivamente per l’intervento (doveroso!) della politica, ma oggi non è il momento di strumentalizzazioni o simboli. Oggi la nostra comunità è sotto choc per le centinaia di licenziamenti che in un momento di crisi pesano il doppio in un’area già gravata dalla difficoltà economica. Per questo mi sono messo a disposizione perché con questo sciopero e con tutte le azioni successive si arrivi a un risultato condiviso a favore del nostro territorio, motivo per cui è stato giusto anche rinviare l’incontro in Regione per la cassa integrazione.
Mi chiedo oggi, e vorrei chiederlo alla dirigenza di Safilo, i motivi di questi mille esuberi. Mi chiedo se non si possa uscire dalla logica del solo profitto come fecero i fratelli Frescura nel 1878, quando tornarono da Padova spinti dall’amore per il territorio e fondarono a Calalzo in località Molinà la prima fabbrica di occhiali, che diede il via al miracolo economico del Cadore. Mi chiedo se chi produce occhiali di lusso, quindi ad alto costo per l’acquirente, non fosse in grado di mantenere qui la propria produzione. Mi chiedo quanto negli anni scorsi sia stato poco lungimirante applaudire a una legge sul marchio Made in Italy che limita ad alcuni componenti la parte di produzione da mantenere nei confini nazionali. E se la perdita generale annunciata dall’azienda Safilo è del 20%, perché vengono previsti 1.000 tagli per la quasi totalita' nel settore della produzione? Perché chi ha goduto negli anni di contributi pubblici, ora per qualche punto di perdita sposta massivamente la produzione all’estero? E perché, infine, lo Stato non può proteggere le proprie aziende con un sistema di dazi e maggiorazioni fiscali per chi produce fuori dai confini o per chi importa come nazionali merci in realtà realizzate all’estero? Dove dovremo arrivare prima che si faccia la scelta di proteggere i nostri lavoratori e le imprese che scelgono di investire sul territorio anche contro la stretta logica del profitto?
Anche per questo ritengo doveroso essere accanto alle nostre famiglie lunedì prossimo, e sarò successivamente a disposizione per attivare iniziative politiche a sostegno dei lavoratori.
Luca De Carlo
Qui sotto il video andato in onda ieri sera su Antenna3 Belluno.