Ieri e sabato a Calalzo abbiamo celebrato i 90 dalla fondazione del Gruppo ANA di Calalzo, intitolato ai fratelli Fanton. Suggestiva e partecipata, nonostante la pioggia, la sfilata per le vie del paese, con i gonfaloni e i labari. A questo link alcune foto della giornata. Chi ne avesse altre e volesse pubblicarle, può inviarmele all'indirizzo mail sindacocalalzo@yahoo.it e provvederò ad inserirle nell'album (visibile al mio account Flickr cliccando qui) assieme a quelle che già potete visualizzare e scaricare. A questo link l'articolo del Corriere delle Alpi. Ecco invece il testo del mio discorso tenuto durante la cerimonia:
Carissimi, vi porto il saluto di tutta l’amministrazione di Calalzo e della cittadinanza, che oggi celebrano con voi i 90 anni dalla fondazione del Gruppo ANA. Sono orgoglioso, sia da alpino che da sindaco, di ospitare oggi a Calalzo così tante penne nere, che hanno esportato in tutto il mondo onestà, il rispetto delle leggi e l’onore al tricolore.In questa giornata, voglio innanzitutto rivolgere un ricordo particolare a tutti gli alpini che in questi 90 anni sono “andati avanti”, ma nel cuore restano sempre con noi, e a quelli dispersi in Guerra e mai più tornati. La storia di queste decine di migliaia di giovani e il loro sacrificio ci insegnano a restare coi piedi per terra, perché, come dicono i veci, “gli alpini mettono un piede dopo l’altro, guardando avanti e mai indietro”.
Mi piace ricordare una parte del discorso che papa Giovanni Paolo II rivolse alle penne nere durante il raduno di Roma. Disse questo: “Le vicende disagiate e gloriose della vostra vita insegnano ad avere il coraggio di accettare la storia, che significa in fondo amare il proprio tempo, senza vani rimpianti e senza mitiche utopie, convinti che ognuno ha una missione da compiere e che la vita è un dono ricevuto e una ricchezza che si deve donare, comunque siano i tempi, sereni o intricati, pacifici o tribolati. Voi uomini temprati dalle vicende drammatiche e dolorose della guerra, insegnate al mondo a vedere negli avvenimenti la mano della Provvidenza divina che guida la storia”.
Di fronte a parole come queste ci sarebbe poco da aggiungere. Proprio in un periodo come questo, in cui troppe cose si vorrebbero semplici e si è persa soprattutto nei giovani la capacità di sacrificio, NOI Alpini siamo chiamati a dare l’esempio. Un esempio di allenamento al sacrificio e alla rinunzia, di impegno nella formazione di caratteri saldi e seri, di educazione ai valori che consentano di superare le difficoltà, per non cedere alla pigrizia, per mantenere la fedeltà alla parola e al dovere.
Oggi particolarmente il mondo ha bisogno di uomini tenaci e coraggiosi che guardino in alto, come l’alpino che scala la ripida parete per raggiungere la vetta e né il burrone né la roccia o il ghiaccio possono fermarlo. Purtroppo una società che crede di darci molto ci ha tolto la possibilità di portare la penna nera. E LO CHIEDO DA PADRE PRIMA CHE DA SINDACO: RIDATE AI NOSTRI FIGLI QUELLA PALESTRA DI VITA CHE ERA LA NAIA!!!!!!!
Il modo più coraggioso per insegnare il sacrificio alpino ai nostri giovani, ce lo suggerisce sempre Giovanni Paolo II: “Amate il vostro paese, il vostro quartiere, la vostra città! Ognuno dia il suo contributo di impegno specialmente verso i sofferenti e i bisognosi affinché nessuno si senta solo. Amate l’Italia, la vostra cara Patria, che pur tra tanti travagli e contrasti, è sempre la vostra terra, ricca di storia, di bellezza, di genio e di bontà!”.
Da allora, da quel 1921 in cui il Veneto e il Cadore erano appena usciti da una guerra fratricida che aveva visto il Piave macchiarsi del sangue di due popoli vicini e nemici, gli Alpini sono sempre stati i primi a farsi ultimi, a mettersi a disposizione, a esporsi a rischi, a prestare soccorso nelle difficoltà, a scavare tra le macerie , a costruire tendopoli per chi , nel giro di un attimo si è ritrovato senza una casa.Nel DNA alpino c’è la solidarietà di chi è nel bisogno. Mi vengono in mente: il disastro del Vajont, i terremoti del Friuli e dell’Abruzzo, l’ultima alluvione di novembre. Anche qui in paese, l’ANA è una realtà per cui il volontariato è caratteristica imprescindibile, quasi un dovere, UN VALORE ASSOLUTO. Sempre pronti a dire “PRESENTE!”, voi ribadite quei valori che non vogliamo né dobbiamo veder impallidire tra le priorità per i nostri figli: la famiglia, il lavoro, la solidarietà, l’amore per le nostre crode, il senso del dovere e del sacrificio, l’amicizia e l’identità. Grazie a tutti, e viva L’ITALIA, VIVA IL VENETO E VIVA GLI ALPINI!.
Carissimi, vi porto il saluto di tutta l’amministrazione di Calalzo e della cittadinanza, che oggi celebrano con voi i 90 anni dalla fondazione del Gruppo ANA. Sono orgoglioso, sia da alpino che da sindaco, di ospitare oggi a Calalzo così tante penne nere, che hanno esportato in tutto il mondo onestà, il rispetto delle leggi e l’onore al tricolore.In questa giornata, voglio innanzitutto rivolgere un ricordo particolare a tutti gli alpini che in questi 90 anni sono “andati avanti”, ma nel cuore restano sempre con noi, e a quelli dispersi in Guerra e mai più tornati. La storia di queste decine di migliaia di giovani e il loro sacrificio ci insegnano a restare coi piedi per terra, perché, come dicono i veci, “gli alpini mettono un piede dopo l’altro, guardando avanti e mai indietro”.
Mi piace ricordare una parte del discorso che papa Giovanni Paolo II rivolse alle penne nere durante il raduno di Roma. Disse questo: “Le vicende disagiate e gloriose della vostra vita insegnano ad avere il coraggio di accettare la storia, che significa in fondo amare il proprio tempo, senza vani rimpianti e senza mitiche utopie, convinti che ognuno ha una missione da compiere e che la vita è un dono ricevuto e una ricchezza che si deve donare, comunque siano i tempi, sereni o intricati, pacifici o tribolati. Voi uomini temprati dalle vicende drammatiche e dolorose della guerra, insegnate al mondo a vedere negli avvenimenti la mano della Provvidenza divina che guida la storia”.
Di fronte a parole come queste ci sarebbe poco da aggiungere. Proprio in un periodo come questo, in cui troppe cose si vorrebbero semplici e si è persa soprattutto nei giovani la capacità di sacrificio, NOI Alpini siamo chiamati a dare l’esempio. Un esempio di allenamento al sacrificio e alla rinunzia, di impegno nella formazione di caratteri saldi e seri, di educazione ai valori che consentano di superare le difficoltà, per non cedere alla pigrizia, per mantenere la fedeltà alla parola e al dovere.
Oggi particolarmente il mondo ha bisogno di uomini tenaci e coraggiosi che guardino in alto, come l’alpino che scala la ripida parete per raggiungere la vetta e né il burrone né la roccia o il ghiaccio possono fermarlo. Purtroppo una società che crede di darci molto ci ha tolto la possibilità di portare la penna nera. E LO CHIEDO DA PADRE PRIMA CHE DA SINDACO: RIDATE AI NOSTRI FIGLI QUELLA PALESTRA DI VITA CHE ERA LA NAIA!!!!!!!
Il modo più coraggioso per insegnare il sacrificio alpino ai nostri giovani, ce lo suggerisce sempre Giovanni Paolo II: “Amate il vostro paese, il vostro quartiere, la vostra città! Ognuno dia il suo contributo di impegno specialmente verso i sofferenti e i bisognosi affinché nessuno si senta solo. Amate l’Italia, la vostra cara Patria, che pur tra tanti travagli e contrasti, è sempre la vostra terra, ricca di storia, di bellezza, di genio e di bontà!”.
Da allora, da quel 1921 in cui il Veneto e il Cadore erano appena usciti da una guerra fratricida che aveva visto il Piave macchiarsi del sangue di due popoli vicini e nemici, gli Alpini sono sempre stati i primi a farsi ultimi, a mettersi a disposizione, a esporsi a rischi, a prestare soccorso nelle difficoltà, a scavare tra le macerie , a costruire tendopoli per chi , nel giro di un attimo si è ritrovato senza una casa.Nel DNA alpino c’è la solidarietà di chi è nel bisogno. Mi vengono in mente: il disastro del Vajont, i terremoti del Friuli e dell’Abruzzo, l’ultima alluvione di novembre. Anche qui in paese, l’ANA è una realtà per cui il volontariato è caratteristica imprescindibile, quasi un dovere, UN VALORE ASSOLUTO. Sempre pronti a dire “PRESENTE!”, voi ribadite quei valori che non vogliamo né dobbiamo veder impallidire tra le priorità per i nostri figli: la famiglia, il lavoro, la solidarietà, l’amore per le nostre crode, il senso del dovere e del sacrificio, l’amicizia e l’identità. Grazie a tutti, e viva L’ITALIA, VIVA IL VENETO E VIVA GLI ALPINI!.