giovedì 9 febbraio 2012

Via le strade intitolate a Tito nei Comuni! Io e l'assessore Da Col scriviamo ai sindaci

“La lettera al presidente della Repubblica, da noi inviata un anno fa, non ha ricevuto risposta né ha sortito effetto alcuno: in diversi municipi d’Italia continua a figurare ‘via Tito’ nella toponomastica locale, che inneggia in questo modo a chi ha contribuito a sterminare migliaia di italiani innocenti. In un momento di crisi, in cui dobbiamo essere ancor più uniti sotto il comune sentimento di patria, è fondamentale essere capaci di una memoria accettata e non di parte, ricomponendo l’amnesia che per troppi decenni ha contribuito all’oblio sulle vittime delle foibe”. 
Il sindaco di Calalzo Luca De Carlo e l’assessore alle politiche giovanili Antonio Da Col lanciano una nuova iniziativa nell’occasione della Giornata del Ricordo che si celebra domani, inviando una lettera ai primi cittadini dei Comuni di Aci Sant’Antonio (Catania),  Campegine (Reggio Emilia),  Nuoro,  Palma di Montechiaro (Agrigento), Parete (Caserta), Parma, Quattro Castella (Reggio Emilia),  Reggio Emilia, Scampitella (Avellino),  Ussana (Cagliari), Verzino (Crotone), per invitarli a cambiare la toponomastica locale tramutando “Via Tito” in “Via martiri delle foibe. E’ giusto oggi più che mai riconoscere nella maniera corretta il ruolo che figure come quella di Tito hanno avuto nella storia del Paese – scrivono De Carlo e Da Col -. Chi ha calpestato, annientato e volutamente perseguitato per ragioni ideologiche i nostri fratelli, non può e non deve avere riconoscimenti ufficiali nemmeno nella toponomastica. Mutarla, intitolando vie e piazze ai martiri delle foibe orrendamente uccisi e per troppo tempo dimenticati anche dai libri di storia, sarebbe una risposta al sentire comune, dando giustizia a chi non l’ha avuta nella memoria collettiva. Nessuno di noi vorrebbe mai trovare ‘via Hitler’ nel proprio paese: per la stessa ragione non possiamo tollerare che esistano ancora luoghi inneggianti a un criminale, perché questo fu chi massacrò migliaia di italiani gettandoli nelle foibe”.
“In mancanza di iniziative dall’alto – concludono De Carlo e Da Col – spetta agli amministratori comunali promuovere quella legge che da 10 anni ci invita a commemorare i martiri di Tito. Per questo sarebbe un segnale fortissimo e collettivo se tutti assieme, come sindaci, si decidesse di rimuovere per sempre la celebrazione toponomastica di un criminale, visto che i libri di storia e chi regge le sorti di questo Stato hanno evidentemente tutta l’intenzione di ignorarne le vittime”.
Ecco l'ANSA uscita oggi sul nostro comunicato stampa:
GIORNO RICORDO: SINDACO VENETO, VIA TOPONOMASTICA PRO TITO 
Via la toponomastica inneggiante all'ex presidente jugoslavo Tito nei Comuni italiani: è la proposta che il sindaco di Calalzo (Belluno) Luca De Carlo e l'assessore alle politiche giovanili, Antonio Da Col, faranno ai colleghi di altre amministrazioni italiane, inviando loro domani una lettera in occasione della Giornata del Ricordo. I due amministratori bellunesi aveva ricordano di aver scritto un anno fa un'analoga missiva al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "In diversi municipi d'Italia - scrivono - continua a figurare 'via Tito' nella toponomastica locale, che inneggia in questo modo a chi ha contribuito a sterminare migliaia di italiani innocenti. La lettera sarà inviata ai sindaci di Aci S.Antonio (Catania), Campegine (Reggio Emilia), Nuoro, Palma di Montechiaro (Agrigento), Parete (Caserta), Parma, Quattro Castella (Reggio Emilia), Reggio Emilia, Scampitella (Avellino), Ussana (Cagliari), Verzino (Crotone), per invitarli a cambiare la toponomastica locale tramutando "Via Tito" in "Via martiri delle foibe". "Chi ha calpestato, annientato e volutamente perseguitato per ragioni ideologiche i nostri fratelli - concluso il sindaco bellunese -, non può e non deve avere riconoscimenti ufficiali nemmeno nella toponomastica. Mutarla, intitolando vie e piazze ai martiri delle foibe orrendamente uccisi e per troppo tempo dimenticati anche dai libri di storia, sarebbe una risposta al sentire comune, dando giustizia a chi non l'ha avuta nella memoria collettiva". (ANSA).